Addio fantasmi (Nadia Terranova)
- dalibookblogger
- 27 apr 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 8 mag 2020
Un romanzo doloroso che vi costringerà a fare i conti con il passato.

Lo confesso. Ho pianto già a pagina 46. Credo che non mi sia mai capitato. O meglio, mi è successo di commuovermi leggendo il finale di alcuni libri, ma stavolta ho pianto davvero presto.
Sarà che qualcosa mi tocca in particolar modo? Leggere di quando il padre di Ida la aspettava fuori dalla scuola per prenderle lo zaino dalle spalle è stata la cosa che più mi ha riportato al passato. Quanto era bello in fondo avere qualcuno pronto ad aspettarci e a toglierci quel peso?
Il significato simbolico degli oggetti
Quello di Nadia Terranova è un romanzo doloroso, e proprio per questo motivo va letto. Ida, la protagonista di questa storia che somiglia a un diario o a un flusso di coscienza, è costretta a tornare a Messina per occuparsi della casa di famiglia, che necessita di alcuni lavori prima di poter essere venduta. È stata sua madre a chiamarla, chiedendole di tornare per scegliere cosa lasciare e cosa buttare. E così Ida è costretta a fare i conti con tutti quegli oggetti irrimediabilmente legati alla propria infanzia. Perché in questo romanzo gli oggetti non sono solo cose, ma nascondono un significato ben più profondo, così come lo scegliere consapevolmente cosa lasciarsi alle spalle e cosa portare con sé. E quella casa malandata trasuda di oggetti, di sensazioni, di ricordi incancellabili per lda che, per sfuggire a quei fantasmi, si è trasferita da anni a Roma per provare a iniziare una nuova vita.
La relatività del tempo
Un aspetto interessantissimo è l’idea che il tempo sia del tutto relativo e legato indissolubilmente al vissuto della protagonista. La vita di Ida, infatti, è ferma alle 6:16 di ventitré anni fa, quando la sveglia di suo padre è suonata l’ultima volta, prima che lui si chiudesse la porta di casa alle spalle e decidesse di sparire, risucchiato dalla depressione. Da allora, Ida non ha più avuto sue notizie e non ha fatto altro che vivere ripiegata nel passato, arrovellandosi con incubi, sensi di colpa, ipotesi e domande. Tutto quel dolore l’ha assorbita a tal punto da non riuscire a vedere oltre, impedendole di instaurare rapporti di condivisione davvero intimi.
"E io capii cosa mi era mancato: imparare a dire addio. Amiamo le nostre ossessioni, e non si ama ciò che ci rende felici, al contrario. Ci attacchiamo gli uni agli altri, e nessuno è fatto di sostanze nobili. [...] Esisteva davvero quella terra straniera chiamata il dolore degli altri, un dolore uguale al nostro e insieme del tutto sconosciuto."
La scoperta del dolore degli altri: una lezione di umanità ed empatia
La grande verità che Ida apprenderà e che le permetterà di lasciarsi il passato alle spalle sarà scoprire che ognuno di noi scappa dal proprio dolore, e che lei non è l’unica ad aver vissuto un enorme dramma. Sarà proprio la condivisione, l’aprirsi agli altri, alle loro storie, al loro vissuto, la chiave per uscire dal suo autoisolamento emotivo. Ed è proprio nella crescita di Ida che si nasconde il grande insegnamento di questo romanzo: dire addio ai propri fantasmi, cercando per quanto possibile di lasciarseli alle spalle. Grazie Nadia.
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